Donne, sogni, desolazione e (poche) speranze nella Polonia post ’89.
Titolo Originale: Zjednoczone Stany Miłości
Regia: Tomasz Wasilewski
Nazione: Polonia/ Svezia
Anno 2016
Nella rosa dei film (alcuni molto interessanti, va detto) disponibili su Prime, c’è l’opera terza di Tomasz Wasilewski, giovane regista polacco.
Le Donne e il Desiderio è un film che vede intrecciarsi la vita di donne diverse, per età, professione, situazione sentimentale, nella Polonia del 1990. Siamo ad appena un anno dalla caduta del muro di Berlino e il contesto storico si percepisce bene da questa pellicola che narra di amori, attrazioni e rapporti in un orizzonte generale di desolazione.
Gli amori – alcuni vissuti altri solo desiderati, altri ancora solo intuiti – si realizzano in speranze, tradimenti, pedinamenti in un clima generale di assenza di speranza.
Non c’è entusiasmo né si percepisce la passione, ma spesso solo freddezza e rassegnazione.
E questa mancanza di coinvolgimento e di prospettiva si evince in tutte le storie: un rapporto coniugale stanco dove la moglie sogna e insegue il corpo di un sacerdote, un matrimonio che va aventi senza molto senso distanza (a causa della separazione delle due Germanie), l’ossessione di una donna sola e in età per una giovane e bella vicina. È proprio quest’ultima, forse, a fare eccezione nella sua prospettiva di vita: Marzena, giovane e bella donna i cui sogni sono una sorta di specchio dell’incursione del mondo e dei simboli di quell’Occidente che, da ora in poi, sempre più farà parte delle loro vite: la ginnastica che insegna a suon di colonne sonore pop americane, il desiderio di fare qualcosa di “professionale” della sua bellezza, un poster di Whitney Houston che campeggia in camera sua.
L’Occidente che si palesa in diversi aspetti ed elementi, irrompe pian piano nella fredda e lineare architettura sovietica, fatta di grigi senza sfumature, di linee dritte e nette, di case tutte uguali che appiattiscono le vite che contengono, alimentando anche visivamente il senso di desolazione generale, dove l’amoralità sembra essere alla base di ogni rapporto, così come anticipato simbolicamente dalla scena in cui la bambina cade nel ghiacciaio e la donna non fa nulla per salvarla, rimanendo a guardare senza alcuna reazione e incapace di empatia (in un chiaro riferimento a Kieślowski) .
Più che la speranza per un nuovo mondo, la storia narrata è quella di un disfacimento senza prospettiva, perfettamente incarnato dai corpi decadenti che più volte vengono filmati nudi e che si contrappongono a quello giovane e in forma di Marzena; la cui bellezza, però, non le eviterà la profanazione.
Il film è un mondo di personaggi apatici e nevrotici che vivono, letteralmente, sulla propria pelle un periodo di transizione storica e sociale molto difficile da elaborare.