Il piccolo grande passo
Dopo l’omaggio a opere e generi in una pellicola molto amata dal pubblico come LaLa Land, Chazelle torna a dirigere un film destinato ad avere un impatto visivo e sulla memoria degli spettatori.
Con The First Man infatti, il regista realizza un film assai interessante, con un punto di vista originale e “autoriale” e lo fa scegliendo un fatto di rilevanza storica mondiale: ovvero la conquista della luna da parte dell’uomo.
That’s one small step for (a) man, one giant leap for mankind. E un ottimo passo per un cineasta, aggiungerei.
In questo film che ruota attorno alla vita, alle cadute e ai successi del Capitano Neil Armstrong – figura mito dell’immaginario collettivo – tutto è (evviva) molto asciutto, concentrato sull’azione, sui gesti, sulla dimensione personale e umana di un’impresa così “planetaria”.
Il dialogo è ridotto al minimo, il Vietnam è solo evocato, le politiche che stavano dietro al programma Apollo della Nasa rimangono sullo sfondo. Ciò che qui interessa è l’uomo e il pilota. E, visivamente, è l’immagine un po’ sgranata dal sapore familiare a rendere perfettamente il punto di vista intimo di/su Armstrong. Neil è un pilota molto intelligente e abile che mantiene le sue emozioni sotto stretto controllo, sia che sfrecci nel cielo o che beva una birra nella sua cucina. Quando parla con i suoi figli, sembra utilizzare un linguaggio da conferenza stampa, mentre quando è davanti ai giornalisti è restio a ogni commento o parola superflua.
First Man è senza fronzoli e non si sofferma sulle celebrazioni, ma preferisce trasmettere con un certo impeto, quanto stressante e pericoloso potesse essere (negli anni ’60) testare un veicolo spaziale.
Per quanto cerchi di ridimensionare da uomo dell’impresa storica a uomo di famiglia e ingegnere il protagonista del film, il regista riesce comunque a rendere il suo racconto avvincente e ricercato, a tenere alta la tensione e a togliere il fiato in più di una scena.
Raramente mostra l’esterno dei veicoli e dei razzi comandati dall’equipaggio: Chazelle sceglie invece di mettere lo spettatore nella cabina di guida tra le nuvole insieme ad Armstrong. Primi piani estremi e alternanza di diegetici rumori assordanti e di silenzi, rendono davvero intensa l’esperienza di volo che lo spettatore fa insieme al protagonista e agli altri uomini che vivono la sua “semplicemente” memorabile impresa.